Autore | Peacock annette and paul bley | Euro 24,00 |
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Titolo | Dual unity (ltd.) |
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supporto | Lp | edizione | nuovo | stereo | |||
anno | 1970 | stampa | usa | etichetta cosmic jazz | codice 3516078 |
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versione per stampa |
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Edizione limitata. Ristampa del 2024 ad opera della Cosmic Jazz, pressoché identica alla molto rara prima tiratura. Originariamente pubblicato nel 1972 dalla Freedom nel Regno Unito, non uscito all'epoca negli USA, questo album fu registrato dal vivo in Europa nel corso del 1970: Annette Peacock (basso elettrico, voce, piano elettrico, pianoforte) e Paul Bley (sintetizzatore, piano elettrico) erano accompagnati, nelle diverse performances, da un diverso cast di collaboratori, quali Han Bennink (batteria nei primi due brani), Mario Pavone (contrabbasso), Laurence Cook (batteria), questi due presenti negli ultimi due brani dell'album. Il disco si apre con i diciassette minuti di "M.J.", un avvolgente e lento episodio di jazz elettronico, in cui il ruolo melodico è ricoperto in gran parte dai sintetizzatori, attraverso trame lente ed ipnotiche e ghirigori dal sapore ormai vintage, ascoltati con l'orecchio del XXI secolo; la relativamente breve "Gargantuan encounter" sfocia invece nel rumorismo e nell'astrattismo, sempre guidata dalle evoluzioni del sintetizzatore, mentre gli otto minuti di "Richter scale" si agitano in un territorio instabile fra dissonanza elettronica e free jazz, quindi la breve "Dual unity" chiude la scaletta con il canto scat sperimentale della Peacock che duetta con il synth e le tastiere. La musicista e compositrice newyorchese Annette Peacock, nata a New York nel 1941, partecipa nei primi anni '60 agli esperimenti psichedelici di Timothy Leary e collabora con il jazzista Albert Ayler nel corso del decennio, sviluppando un tipo di composizione definita "free form song", canzone dalla forma libera. Sempre in questo periodo comincia una importante collaborazione con il pianista Paul Bley e sperimenta nuove sonorita' con uno dei primi sintetizzatori Moog, pubblicando poi alcuni album innovativi nei primi anni '70, fra cui "The Bley/Peacock synthesizer show" (1971); la sua carriera musicale prosegue poi nel corso del decennio, aprendosi anche alle contaminazioni rock con ''X-dreams'' (1978). | |||||||
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