Autore | Bad livers | Euro 28,00 |
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Titolo | Horses in the mines |
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supporto | Lp | edizione | originale | stereo | |||
anno | 1994 | stampa | usa | etichetta quarterstick | codice 331193 |
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condizioni [vinile] Excellent [copertina] Excellent |
versione per stampa |
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prima rara stampa USA, completa di mini catalogo della Quarterstick datato primavera 1994, copertina (con giusto assai lievi segni di invecchiamento) ruvida fronte retro senza barcode e fabbricata in Canada, inserto con foto e crediti, label blu con scritte argento, logo Quarterstick argento in basso su di una facciata, catalogo QS20. Pubblicato nel 1994 dalla Quarterstick, il terzo album (consideranto anche ''Dust on the bible'', originariamente uscito in forma autoprodotta su cassetta nel 1991, poi ristampato in cd dalla Quarterstick nel 1993), successivo a ''Delusions of banjer" (1992) e precedente ''Hogs on the highway'' (1997). Prodotto dal membro del gruppo Danny Barnes con un approccio più grezzo e meno cristallino di quello seguito da Paul Leary nell'album precedente, ''Horses in the mines'' vede il trio texano tirare fuori ancora una volta un elettrizzante set di canzoni acustiche ispirate e marchiate dal bluegrass, suonate con banjo, violino, contrabbasso ed altri strumenti tradizionali, caratterizzate da una grande forza espressiva ed emotiva come lo erano i maestri del passato di questo genere musicale, qui riproposto non in modo pedante, bensì con un approccio DIY e con alcuni spunti sperimentali, senza perdere mai di vista lo spirito dolceamaro del bluegrass e del country folk tradizionale. Uno dei gruppi iconici dell' alternative country americano degli anni '90, i Bad Livers sono capaci di filtrare attraverso la loro vivida lente bluegrass un repertorio di brani che va dai vecchi traditional a pezzi di Iggy Pop e Butthole Surfers, grazie ad un approccio che alle radici folk americane abbina un'attitudine irriverente ed onnivora tipica di molto rock. Formatisi ad Austin in Texas nel 1990, facevano uso di strumenti acustici tradizionali come banjo, violino, contrabbasso e tuba, evolvendo gradualmente il loro stile dalle radici bluegrass ad una musica più poliedrica che, sebbene radicata nel folk, arrivava ad includere influenze diverse come il punk ed il Klezmer, giungendo in dischi più tardi come ''Blood and mood'' (2000) ad inserire nel loro amalgama anche sperimentazioni elettroniche. | |||||||
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