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Calcutta
Mainstream (ltd baby blue)
Lp [edizione] nuovo stereo eu 2015 sony
indie 2000
indie 2000
Ristampa limitata in vinile 180 grammi colorato "baby blue". .Il secondo album, melodie che rimangono in testa, ritornelli di facile presa e testi immediati e fortemente comunicativi, tra malinconia e passione.
Calcutta, nome d'arte di Edoardo d'Erme, è tra gli esponenti più importanti del cosiddetto "itpop", ossia della nuova scena pop italiana, venuta da fuori dall'underground dei locali e poi affermatesi a livello mainstream.
Fino ad oggi sono stati pubblicati tre dischi a nome Calcutta : il lo-fi "Forse..." (2012), "Mainstream" (2015) e "Evergreen" (2018).
Calcutta
Relax
Lp [edizione] nuovo stereo eu 2023 sony
indie 2000
indie 2000
Il quarto album, dopo cinque anni di silenzio dal precedente "evergreen". note a seguire.
Calcutta, nome d'arte di Edoardo d'Erme, è tra gli esponenti più importanti del cosiddetto "itpop", ossia della nuova scena pop italiana, venuta da fuori dall'underground dei locali e poi affermatesi a livello mainstream.
Fino ad oggi sono stati pubblicati 4 dischi a nome Calcutta : il lo-fi "Forse..." (2012), "Mainstream" (2015) "Evergreen" (2018) "Relax" (2023)
Caliban
Insane mentality
Lp [edizione] nuovo stereo uk 1973 seelie court
rock 60-70
rock 60-70
Copertina ruvida, label custom con artwork diverso su ciascuna facciata, catalogo SCLP024. Per la prima volta disponibile in vinile grazie a questa edizione del 2023 ad opera della Seelie Court, l'album, originariamente pubblicato in cd nel 2021 dalla stessa etichetta, contenente registrazioni demo effettuate in studio nel corso del 1973 dai Caliban, graffiante gruppo di Liverpool in cui militavano Roy Smith (voce, chitarra), Keith Hubbard (chitarra solista, voce), Ray Chapman (voce, basso, chitarra) e Chris Kenny (batteria, voce); non pubblicarono alcunché durante la loro attività, e solo a quasi cinquant'anni di distanza è finalmente emerso ufficialmente materiale d'archivio in studio e dal vivo. Il gruppo suonava uno sporco hard rock stradaiolo, a tratti proto punk, con un'attitudine grezza e graffiante accostata a ruvide leggende dello underground britannico dei primi anni '70 come Stack Waddy e Third World War; nel loro sound emerge anche un influsso degli Who di fine anni '60 / inizio anni '70. Il cantato è aggressivo e abrasivo, con tratti affini alle bands sopracitate come anche ai Deep Purple (ma senza toccare i limiti estremi di Ian Gillan), i riff chitarristici grezzi e cattivi, con un sound increspato e talora distorto da effetti come lo wah wah, la ritmica propulsiva e scoppiettante. Questa la scaletta: "Hard Bitten Woman", "Heritage", "God Damn My Soul", "Its All Been Said Before", "Solo Flight", "Little Queenie", "Freedom".
Camel
moonmadness (180 gr.)
Lp [edizione] nuovo stereo eu 1976 decca / universal
rock 60-70
rock 60-70
ristampa in vinile 180 grammi e rimasterizzata dai master tapes originali del disco, copertina apribile pressoche' identica alla prima tiratura uscita in Inghilterra su Decca. Pubblicato nell' aprile del 1976 dopo ''Snow goose'' e prima di ''Raindance'', giunto al numero 15 delle classifiche Uk, non entrato in quelle Usa. Il quarto album, lavoro assai diverso dal precedente, meno romantico e piu' chitarristico, e' un concept basato questa volta sulle personalita' dei diversi membri, divide lo spazio in quattro parti con composizioni di Bardens, Latimer, Ward e Ferguson, e' il primo lavoro del seondo periodo, quello successivo all' epoca legata alla sperimentazione che culmina in ''Snow Goose''; i brani, piu' brevi e potenti rispetto al passato, si fanno piu' progressive e incorporano elementi jazz rock e fusion, con partiture dall' atmosfera luminosa ed a tratti strumentale. I Camel, una delle più rinomate formazioni del rock progressivo britannico, si formarono nel 1971 a Guildford nel Surrey, e rimasero in attività fino al 1984, per poi riformarsi nel 1991 e pubblicare nuovi lavori nel corso degli anni '90 e dei primi anni 2000. Con il talentuoso tastierista Peter Bardens in formazione pubblicarono fra il 1974 ed il 1977 i loro album generalmente più considerati, "Mirage" (1974), "Snow goose" (1975), "Moonmadness" (1976) e "Rain dances" (1977), quest'ultimo con l'aggiunta di illustri strumentisti quali l'ex Caravan Richard Sinclair (basso) e l'ex King Crimson Mel Collins (sassofoni, flauto). Il gruppo esprimeva un rock progressivo più morbido e meno esuberante rispetto ad altre rinomate formazioni prog dell'epoca come King Crimson e Genesis, e non raggiunsero la fama di gruppi come gli Yes, ma si costruirono un seguito fedele, grazie alla creatività del team compositivo composto da Andrew Latimer e dal sopracitato Bardens.
Carnival art
Holy smokes
12" [edizione] originale stereo uk 1992 situation two
[vinile] Excellent [copertina] Excellent indie 90
[vinile] Excellent [copertina] Excellent indie 90
Ep (con cinque brani) in formato 12"; l' originale stampa inglese, copertina ruvida, completa di inner sleeve, etichetta custom, catalogo SIT93T. Pubblicato in Uk dalla Situation Two nel 1991, prima del terzo ed ultimo album "Welcome to Vas Llegas" (92), contiene cinque brani altrimenti inediti per la band californiana. Prodotto da Tracy Chilsom, con suoni scarni tipici dell' era grunge, propone un tappeto sonoro che spazia dall'hard rock al noise, dal folk alle ballate rokeggianti, con testi di matrice socio-politica, che trattano tematiche di ordinario degrado urbano, di corruzione, vista con una sensibilita' 'loser'. Riferimenti verso Pixies, Sonic Youth e Tom Waits. Formati a Los Angeles nel 1989, guidati dal chitarrista Michael P. Tak, insieme a Ed Dobrydnio (chitarra e voce, precedentemente nei Jane's Addiction per un breve periodo), Brian Bell (basso) e Keith Fallis (batteria), i Carnival Art, sulla scia si band seminali come Pixies, proponevano sonorita' fra hard rock, noise e Tom Waits. Dopo aver firmato per la Beggars Banquet, furono sorpresi dal ciclone del grunge e, poiche' considerati, troppo estremi per il pubblico pop, il gruppo registro' altri due albums, ed un mini, poi lo scioglimento nel 93; il bassista Bell fondo' gli Spacetwins e poi entro' nei Weezer.
Carter benny
Additions to further definitions
Lp [edizione] originale stereo usa 1966 impulse!
[vinile] Excellent [copertina] Excellent jazz
[vinile] Excellent [copertina] Excellent jazz
prima stampa USA in stereo, copertina cartonata apribile, laminata all'esterno, etichetta "orange black rim", arancio con fascia esterna nera, con quattro loghi Impulse lungo il bordo, nella prima versione con “A PRODUCT OF ABC-PARAMOUNT RECORDS, INC.” in basso, catalogo AS-9116 sulla label e A-9116 sulla copertina, scritta "van gelder" stampigliata sui trail off. Pubblicato nel 1966 dalla Impulse!, inciso a Los Angeles il 2 marzo dello stesso anno da Benny Carter (sax alto), Bud Shank (sax alto), Buddy Collette (sax tenore), Teddy Edwards (sax tenore), Bill Hood (sax baritono), Don Abney (pianoforte), Barney Kessel (chitarra), Ray Brown (contrabbasso) ed Alvin Stoller (batteria), ed il 4 marzo successivo da Benny Carter (sax alto), Bud Shank (sax alto), Teddy Edwards (sax tenore), Bill Perkins (sax tenore), Bill Hood (sax baritono), Don Abney (pianoforte), Mundell Lowe (chitarra), Al McKibbon (contrabbasso) ed Alvin Stoller (batteria). Questo album riprende il filo concettuale dell'acclamato "Further definitions" del 1961, considerato uno dei capolavori di Carter: il leader anche qui impiega una folta sezione di sassofonisti, addirittura avvalendosi di quattro sassofoni oltre al proprio; sebbene il grande Coleman Hawkins non sia più della partita, la scaletta di "Additions to further definitions", composta in larghissima parte da composizioni di Carter, offre un dilettevole jazz melodico che alterna dinamiche e scattanti composizioni con sensuali e morbide ballad, seguendo uno stile avvolgente, scorrevole e sottilmente sensuale. Questa la scaletta: "Fantastic, That's You", "Come On Back", "We Were In Love", "If Dreams Come True", "Prohibido", "Doozy", "Rock Bottom", "Titmouse". Benny Carter, nato nel 1907 a New York, e' stato polistrumentista in un'epoca in cui una simile versatilita' costituiva davvero una rara eccezione alla regola: un arrangiatore, compositore fecondo e leader orchestrale di indiscussa personalita', che ha saputo dare una sua impronta alla musica afroamericana fin dagli anni '20. Debutta nel '27 con l'arrangiamento di "Charleston is the best dance after all" dei Charlie Johnson's Paradise Ten. In seguito contribuisce agli arrangiamenti delle orchestre di Fletcher Henderson e Duke Ellington. Dirige una sua prima big band nel '32. Insieme a Johnny Hodges viene considerato il piu' grande alto sassofonista della sua epoca. Nel '35 si reca in Europa dove, a Londra, partecipa come co-arrangiatore alla BBC. Ritorna negli States nel '38 e dirige, senza successo, una big band dal '39 al '41, per poi dirigere un sestetto. Nel '43 si stabilisce per un periodo a Los Angeles dove lavora per l'industria cinematografica ed appare, insieme a Fats Waller, nel film "Stormy Weather". In seguito per tre anni guida una big band dove appaiono Miles Davis, J.J. Johnson e Max Roach. Ha scritto brani per gli Studios per 50 anni ma ha anche continuato ad esibirsi ed incidere come alto sassofonista, in special modo nelle produzioni di Norman Granz. Anche dopo l'avvento dei grandi Parker, Adderley, Dolphy, Coleman e Sanborn, Carter viene sempre considerato uno dei grandi di sempre del sax alto.
Cave nick
Boatman's call
Lp [edizione] nuovo stereo eu 1997 mute / bmg
punk new wave
punk new wave
Ristampa in vinile 180 grammi, corredata di inner sleeve con testi, copertina pressoche' identica alla prima rara tiratura, catalogo LPSEEDS10. Uscito nel marzo del 1997, dopo "Murder Ballads" e prima di "No More Shall We Part", giunto al 22esimo posto delle classifiche inglesi ed al quinto di quelle australiane. Il decimo album in studio per l' artista australiano di Melbourne, ex Boys Next Door e Birthday Party, qui come sempre con i fidi Bad Seeds (per l' occasione composti da Mick Harvey, Blixa Bargeld, Martyn P. Casey, Conway Savage, Warren Ellis, Jim Sclavunos, Thomas Wydler, musicisti sul cui pedigree evitiamo di dilungarci...). Tra i dischi di Nick Cave, forse il piu' intimista ed uno dei piu' amati, composto da ballete composte e suonate al piano, con gli arrangiamenti scarni e misuratissimi, ma davvero preziosi, dei Bad Seeds, ed un tono carico di languori e malinconie, come evidente anche dai testi, parte dei quali pare dedicati a PJ Harvey, con cui Cave ebbe all' epoca una breve relazione ("West Country Girl", "Black Hair" e "Green Eyes"). Ne vennero tratti i singoli "Into My Arms" e "(Are You) The One That I've Been Waiting For?". Storica formazione fondata dal cantante e paroliere australiano Nick Cave in seguito allo scioglimento del suo precedente gruppo Birthday Party, i Bad Seeds presero spunto dal post punk e dal rock gotico, contaminandoli con gospel, blues ed art rock, a sorreggere le liriche oscure di Cave, spesso incentrate su amore e morte, dalle tinte forti e dallo stile quasi letterario. Fra i loro numerosi album, lavori come l'esordio ''From her to eternity'' (1984), ''Tender prey'' (1988) e ''Abattoir blues/The lyre of Orpheus'' (2004) beneficiano del plauso della critica, all'interno di una discografia complessivamente molto considerata.
Cave nick and the bad seeds
Let love in
Lp [edizione] nuovo stereo eu 1994 mute / bmg
punk new wave
punk new wave
ristampa in vinile 180 grammi, copertina pressoche' identica alla prima rara tiratura, completa di inner sleeve con testi, catalogo LPSEEDS8. Il terzo album in studio dei '90 per l' artista australiano, uscito nell' aprile del '94, a due anni di distanza dal precedente "Henry's Dream" (ma tra i due c'e' anche l' album dal vivo "Live Seeds"), e registrato tra il settembre ed il dicembre el '93 con la stessa versione dei Bad Seeds dell' album precedente, che include i soliti Mick Harvey (con lui gia' nei Boys Next Door e quindi nei Birthday Party), Blixa Bargeld (degli Einsturzende Neubauten) e Thomas Wydler (dei Die Haut, oltre che nei Bad Seeds sin dal 1986), oltre a Conway Savage (ex Scarp Museum e Blue Ruin) e Martyn P. Casey (ex Triffids e Blackeyed Susans). "Let Love in" e' uno degli albums forse piu' accessibili di Nick Cave, non a caso giunto fino al 12esimo posto delle classifiche inglesi, risultato poi superato dal successivo "Murder Ballads", ma e' anche considerato da molti come uno dei vertici della sua lunga storia artistica, acclamatissimo dalla critica, ricco di brani di grande fascino come il singolo "Do You Love Me?" (qui in due parti, ad aprire e chiudere il disco), l' intensa "Loverman", poi non a caso coverizzata sia dai Metallica che da Martin Gore dei Depeche Mode, le aggressive "Thisty Dog" e soprattutto "Jangling Jack", dove Cave torna a graffiare come ai vecchi tempi, le atmosfere noir di "Red Right Hand". Tra gli ospiti Tex Perkins, Spencer P.Jones e il compianto David McComb.
Cave nick and the bad seeds
wild god
lp [edizione] nuovo stereo eu 2024 bad seed / play it again sam
punk new wave
punk new wave
Copertina in cartoncino pesante, busta plastificata esterna con adesivo "Nick Cave & The Bad Seeds - The New Album", inner sleeve con foto e testi, etichetta bianca con scritte nere. Pubblicato nell' agosto del 2024, cinque anni dopo il precedente album in studio "Ghosteen" (2019), il diciottesimo album in studio di Nick Cave & The Bad Seeds. Descrizione completa a seguire.
Cell
Living room
Lp [edizione] originale stereo ger 1994 city slang
[vinile] Excellent [copertina] Excellent indie 90
[vinile] Excellent [copertina] Excellent indie 90
Prima stampa vinilica, pressata solo in Germania, copertina lucida fronte retro con barcode 0718750493316, inserto con foto e testi, label blu e gialla con scritte e logo City Slang in giallo, catalogo EFA04933-1. Pubblicato nel febbraio del 1994 dalla Geffen negli USA e dalla City Slang in Germania, il secondo album, successivo a ''Slob-bo'' (1992). ''Living room'' percorre come il suo predecessore la strada di un sound chitarristico potentissimo e molto denso, con i riff che, insieme alle vibranti e rabbiosamente dolenti parti vocali, risultano essere l'elemento cardine dei brani della band, in possesso di uno stile che sembra incrociare i Dinosaur Jr e con i primi Buffalo Tom, talora prossimo al grunge, talora vicino al noise rock ma senza entrarci proprio dentro. Gruppo formato a New York all'inizio degli anni '90 da alcuni veterani della scena indie, Jerry DiRienzo (ex Via), Ian James (ex Flower), David Motamed (ex Das Damen) e Keith Nealy, i Cell sono stati autori di un potente indie rock chitarristico con affinità al grunge ed al noise rock, che ha raccolto i favori di illustri colleghi come i Sonic Youth. Il loro stile, molto basato sulla potenza e sulla densità dei riff, mostra influenze zeppeliniane e dei Crazy Horse, oltre ad affinità con band quali Dinosaur Jr e Buffalo Tom. Pubblicarono due album, ''Slo-bo'' (1992) e ''Living room'' (1994), prima di sciogliersi.
Chameleons
John Peel sessions (2x12")
12"x2 [edizione] ristampa stereo uk 1981 blue apple music
[vinile] Excellent [copertina] Excellent punk new wave
[vinile] Excellent [copertina] Excellent punk new wave
ristampa rimasterizzata uscita nel dicembre del 2014, ormai fuori catalogo, con gli stessi brani della rara edizione originaria contenuti in due 12" in vinile 180 grammi a 45 giri, per una migliore resa sonora, copertina per l' occasione apribile, che riprende sul fronte l' immagine della prima edizione ma con una "cornice" rossa, catalogo BAMLP14. Il ricercatissimo album, uscito originariamente in poche copie per la Strange Fruit nel dicembre 1990; racchiude inedite e splendide versioni di 12 brani registrate in 3 differenti sessions realizzate negli studi della BBC tra il Giugno del 1981 ed il Maggio del 1984 per la trasmissione radiofonica curata dal compianto John Peel; classici affascinanti, imperdibili e memorabili realizzazioni della band originaria di Manchester, suprema perla oscura anglosassone dedita ad una new wave sognante sospesta tra post-punk e psichedelia, veramente inarrivabili. THE FAN & THE BELLOWS - HERE TODAY - LOOKING INWARDLY - THINGS I WISH I'D SAID - DON'T FALL - NOSTALGIA - SECOND SKIN - PERFUMED GARDEN - DUST TO DUST - RETURN OF THE ROUGHNECKST - ONE FLESH - INTRIGUE IN TANGIERST - P.S. GOODBYE: molti brani inediti su album o qui in versioni precedenti a quelle degli albums. Imperdibile. I Chameleons sono uno dei gruppi piu' originali prodotti dalla perfida albione nella prima meta' degli '80, sebbene purtroppo scandalosamente ignorati dalla critica musicale di quel paese, e destinati anche per questo, nonostante l'incrollabile culto di cui sono stati fatti oggetto, ad un riconoscimento postumo importante ma mai pari agli effettivi meriti. La musica di questo gruppo, sospesa tra post punk e psichedelia, delicata e maestosa insieme, sognante ed oscura, con testi immaginifici e poetici, ha pochi eguali nell'ambito del post punk inglese. Reg Smithies, Dave Fielding, e Mark Burgess si conoscono dall'infanzia, vengono tutti da Middleton, sobborgo a nord di Manchester. Formano i Chameleons, cominciano a farsi conoscere in ambito locale, ma colpiscono presto l'attenzione del grande John Peel, leggendario DJ di Radio 1, che contribuisce alla diffusione del loro primo singolo, inciso per la Epic. Nel frattempo i Chameleons sono diventati quattro, con l'inserimento del batterista John Lever. Sono anni di grande fermento per la scena musicale britannica, i gruppi candidati a diventare "the next big thing" sono molti, e anche i quattro di Middleton possono giocare lo loro carte. Nel 1983 esce il primo album, "Script of the Bridge", un gioiello che e' salutato con favore da buona parte della critica specializzata. "They could be the next underground Cult, or the next U2", scrive Carole Linfield a chiusura della recensione pubblicata su Sounds. Il suono vigoroso dei Chameleons, con i crescendo delle chitarre e le pulsazioni decise del basso e della batteria, trova l'espressione compiuta nella voce profonda di Burgess, autore di tutti i testi. Si trovano molti rimandi ai suoni Sixties, e' forte l'influenza dark dei contemporanei Cure e Echo & the Bunnymen, e a tratti si riconosce la stessa intensita' degli irlandesi U2. Il disco e' un autentico gioiello, insieme elegante ed energico, melodico e intenso, qualche pezzo ha la potenzialita' per diventare un grande successo, ma per il grande pubblico i Chameleons restano poco conosciuti. Nel 1985 esce un secondo album, "What Does Anything Mean? Basically", che rimane all'altezza del precedente, e ugualmente porta consensi di critica e un successo solo parziale nel riscontro con un pubblico piu' vasto. Pero' la fama dei Chameleons si e' estesa a molti paesi europei, e l'interesse delle grandi case discografiche apre nuove prospettive per il loro futuro commerciale. Nel 1986 firmano per la potente Geffen, e poco dopo esce il terzo album, "Strange Times", destinato a una forte promozione sul mercato statunitense. Sono sulla rampa di lancio per il grande successo, sono in molti a credere che arriveranno al grande pubblico come sta accadendo ai Cure. E invece la fine del gruppo giunge improvvisa, a troncare anche i sogni dei discografici, all'indomani della morte del manager Tony Fletcher. Come se fosse venuto meno il collante, la ragione per essere un gruppo, i quattro Chameleons si separano bruscamente all'inizio del 1987. La storia finisce li', o almeno sembra. Per quasi tredici anni la storia comune dei quattro sembra davvero chiusa. Mark Burgess continua nel suo percorso dando vita in successione a The Sun and the Moon, Mark Burgess & the Sons of God, Invincible, Mark Burgess & Yves Altana. Pubblica dischi di costante insuccesso commerciale, continua l'attivita' dal vivo, e soprattutto scopre che l'affetto per i Chameleons non si e' spento, ma se possibile si e' rafforzato con gli anni. Le vendite dei tre album continuano a dare qualche frutto, i vecchi e i nuovi fans non smettono di chiedere a Burgess di suonare i classici del gruppo, e ancora piu' singolare e' il fatto che stelle come Liam Gallagher degli Oasis dichiarino pubblicamente il loro debito verso il gruppo di Middleton.
Chameleons
Script of the bridge
lp2 [edizione] ristampa stereo uk 1983 blue apple
[vinile] Excellent [copertina] Excellent punk new wave
[vinile] Excellent [copertina] Excellent punk new wave
doppio album in vinile 180 grammi, copia ancora incellophanata, e con adesivo di presentazione sul cellophane, ristampa del 2014 (non numerata, a differenza della precedente versione del 2012), rimasterizzata agli Abbey Road Studios, con i brani dell' originario album distribuiti su due vinili per una migliore resa sonora (scelta opportuna vista la straordinaria lunghezza del disco), copertina con medesimo disegno ma in tinta diversa rispetto alla originaria tiratura su Statik, catalogo BAMLP08. Il primo grande album della band di Manchester guidata da Mark Burgess, uscito nell' agosto del 1983, uno degli album d'esordio piu' innovativi ed originali prodotti dalla perfida albione nella prima meta' degli '80, da parte di uno dei gruppi piu' scandalosamente ignorati dalla critica musicale di quel paese, sin dal primo singolo del 1981, cosi' spesso pronta ad idolatrare effimeri gruppetti buoni per un singolo o due, ed invece incapace di cogliere la bellezza della musica di questo gruppo, sospesa tra post punk, psichedelia, delicata e maestosa insieme, sognante ed oscura, con testi immginifici e poetici. Da sempre amati nel resto dell' Europa e seguiti da un pubblico di culto, sono stati, non a caso, celebrati da innumerevoli albums postumi, e sono qui "fotografati" nel loro primigenito splendore, nell' album che contiene peraltro "Second Skin'', uno dei piu' bei brani di tutta la new wave britannica, primo tassello di una trilogia di albums che ha pochi eguali nell' ambito del post punk inglese. Reg Smithies, Dave Fielding, e Mark Burgess si conoscono dall'infanzia, vengono tutti da Middleton, sobborgo a nord di Manchester. Formano i Chameleons, cominciano a farsi conoscere in ambito locale, ma colpiscono presto l'attenzione del grande John Peel, leggendario DJ di Radio 1, che contribuisce alla diffusione del loro primo singolo, inciso per la Epic. Nel frattempo i Chameleons sono diventati quattro, con l'inserimento del batterista John Lever. Sono anni di grande fermento per la scena musicale britannica, i gruppi candidati a diventare "the next big thing" sono molti, e anche i quattro di Middleton possono giocare lo loro carte. Nel 1983 esce il primo album, "Script of the Bridge", un gioiello che e' salutato con favore da buona parte della critica specializzata. "They could be the next underground Cult, or the next U2", scrive Carole Linfield a chiusura della recensione pubblicata su Sounds. Il suono vigoroso dei Chameleons, con i crescendo delle chitarre e le pulsazioni decise del basso e della batteria, trova l'espressione compiuta nella voce profonda di Burgess, autore di tutti i testi. Si trovano molti rimandi ai suoni Sixties, e' forte l'influenza dark dei contemporanei Cure e Echo & the Bunnymen, e a tratti si riconosce la stessa intensita' degli irlandesi U2. Il disco e' un autentico gioiello, insieme elegante ed energico, melodico e intenso, qualche pezzo ha la potenzialita' per diventare un grande successo, ma per il grande pubblico i Chameleons restano poco conosciuti. Nel 1985 esce un secondo album, "What Does Anything Mean? Basically", che rimane all'altezza del precedente, e ugualmente porta consensi di critica e un successo solo parziale nel riscontro con un pubblico piu' vasto. Pero' la fama dei Chameleons si e' estesa a molti paesi europei, e l'interesse delle grandi case discografiche apre nuove prospettive per il loro futuro commerciale. Nel 1986 firmano per la potente Geffen, e poco dopo esce il terzo album, "Strange Times", destinato a una forte promozione sul mercato statunitense. Sono sulla rampa di lancio per il grande successo, sono in molti a credere che arriveranno al grande pubblico come sta accadendo ai Cure. E invece la fine del gruppo giunge improvvisa, a troncare anche i sogni dei discografici, all'indomani della morte del manager Tony Fletcher. Come se fosse venuto meno il collante, la ragione per essere un gruppo, i quattro Chameleons si separano bruscamente all'inizio del 1987. La storia finisce li', o almeno sembra. Per quasi tredici anni la storia comune dei quattro sembra davvero chiusa. Mark Burgess continua nel suo percorso dando vita in successione a The Sun and the Moon, Mark Burgess & the Sons of God, Invincible, Mark Burgess & Yves Altana. Pubblica dischi di costante insuccesso commerciale, continua l'attivita' dal vivo, e soprattutto scopre che l'affetto per i Chameleons non si e' spento, ma se possibile si e' rafforzato con gli anni. Le vendite dei tre album continuano a dare qualche frutto, i vecchi e i nuovi fans non smettono di chiedere a Burgess di suonare i classici del gruppo, e ancora piu' singolare e' il fatto che stelle come Liam Gallagher degli Oasis dichiarino pubblicamente il loro debito verso il gruppo di Middleton.
Chameleons
What does anything mean? basically (picture disc)
Lp [edizione] ristampa stereo eu 1985 blue apple music
[vinile] Excellent [copertina] Excellent punk new wave
[vinile] Excellent [copertina] Excellent punk new wave
Ristampa ufficiale del 2018, rimasterizzata, versione non numerata sull' adesivo posto sulla busta esterna plastificata (erano numerate le prime 500 copie), in vinile picture con artwork esclusivo, catalogo BAMLP18. Questa pubblicazione contiene una dedica alla memoria di John Lever, batterista storico del gruppo, purtroppo scomparso nel 2017. Uscito nel maggio del 1985 e giunto al 60esimo posto delle classifiche inglesi, il secondo capolavoro della band di Mark Burgess, da Manchester, uno dei gruppi piu' originali e sottovalutati degli anni ottanta, giustamente oggi riscoperti e celebrati. Dopo lo splendido album d'esordio "Script of the Bridge", questo disco conferma il gruppo come uno dei piu' innovativi ed originali prodotti dalla perfida terra d'albione nella prima meta' degli ottanta, sebbene anche uno dei piu' scandalosamente ignorati dalla critica musicale di quel paese (sin dal primo singolo del 1981), cosi' spesso pronta ad idolatrare effimeri gruppetti buoni per un singolo o due, ed invece incapace di cogliere la bellezza della musica di questa band, sospesa tra post punk, psichedelia, delicata e maestosa insieme, sognante ed oscura, con testi immaginifici e poetici. Da sempre amati nel resto dell' Europa e seguiti da un pubblico di culto, sono, non a caso, stati celebrati da innumerevoli albums postumi, sebbene a rappresentarli sia soprattutto una trilogia di albums ("Strange Times" il successivo) che ha pochi eguali nell' ambito del post punk inglese. Reg Smithies, Dave Fielding, e Mark Burgess si conoscono dall'infanzia, vengono tutti da Middleton, sobborgo a nord di Manchester. Formano i Chameleons, cominciano a farsi conoscere in ambito locale, ma colpiscono presto l'attenzione del grande John Peel, leggendario DJ di Radio 1, che contribuisce alla diffusione del loro primo singolo. Nel frattempo i Chameleons sono diventati quattro, con l'inserimento del batterista John Lever. Sono anni di grande fermento per la scena musicale britannica, i gruppi candidati a diventare "the next big thing" sono molti, e anche i quattro di Middleton possono giocare lo loro carte. Nel 1983 esce il primo album, "Script of the Bridge", un gioiello che e' salutato con favore da buona parte della critica specializzata. "They could be the next underground cult, or the next U2", scrive Carole Linfield a chiusura della recensione pubblicata su Sounds. Il suono vigoroso dei Chameleons, con i crescendo delle chitarre e le pulsazioni decise del basso e della batteria, trova l'espressione compiuta nella voce profonda di Burgess, autore di tutti i testi. Si trovano molti rimandi ai suoni Sixties, e' forte l'influenza dark dei contemporanei Cure e Echo & the Bunnymen, e a tratti si riconosce la stessa intensita' degli irlandesi U2. Il disco piace, e' elegante ed energico, melodico e intenso, qualche pezzo ha la potenzialita' per diventare un grande successo, ma per il grande pubblico i Chameleons restano poco conosciuti. Nel 1985 esce un secondo album, "What Does Anything Mean? Basically", che rimane all'altezza del precedente, e ugualmente porta consensi di critica e un successo solo parziale nel riscontro con un pubblico piu' vasto. Pero' la fama dei Chameleons si e' estesa a molti paesi europei, e l'interesse delle grandi case discografiche apre nuove prospettive per il loro futuro commerciale. Nel 1986 firmano per la potente Geffen, e poco dopo esce il terzo album, "Strange Times", destinato a una forte promozione sul mercato statunitense. Sono sulla rampa di lancio per il grande successo, sono in molti a credere che arriveranno al grande pubblico come sta accadendo ai Cure. E invece la fine del gruppo giunge improvvisa, a troncare anche i sogni dei discografici, all'indomani della morte del manager Tony Fletcher. Come se fosse venuto meno il collante, la ragione per essere un gruppo, i quattro Chameleons si separano bruscamente all'inizio del 1987. La storia finisce li', o almeno sembra. Per quasi tredici anni la storia comune dei quattro sembra davvero chiusa. Mark Burgess continua nel suo percorso dando vita in successione a The Sun and the Moon, Mark Burgess & the Sons of God, Invincible, Mark Burgess & Yves Altana. Pubblica dischi di costante insuccesso commerciale, continua l'attivita' dal vivo, e soprattutto scopre che l'affetto per i Chameleons non si e' spento, ma se possibile si e' rafforzato con gli anni. Le vendite dei tre album continuano a dare qualche frutto, i vecchi e i nuovi fans non smettono di chiedere a Burgess di suonare i classici del gruppo, e ancora piu' singolare e' il fatto che stelle come Liam Gallagher degli Oasis dichiarino pubblicamente il loro debito verso il gruppo di Middleton.
Chameleons vox (chameleons uk)
strange times... live
lp2 [edizione] originale stereo uk 2019 Moochin' About
[vinile] Excellent [copertina] Excellent punk new wave
[vinile] Excellent [copertina] Excellent punk new wave
doppio album, l' originale stampa, nella versione in vinile nero, limitata in 800 copie, copertina apribile, etichetta custom, catalogo MOOCHIN17. Pubblicato nel giugno del 2019, questo live album testimonia attraverso notevoli registrazioni effettuate dal vivo il 13 dicembre del 2018 alla Preston Guild Hall di Preston, Lancashire, Inghilterra, di un tour che ha visto la riproposizione dell' album "Strange Times" (originariamente pubblicato nel settembre del 1986), da parte della formazione nata per iniziativa di Mark Burgess, cantante e bassista degli inglesi Chameleons, dopo il definitivo scioglimento degli stessi e le dispute sull' uso del nome della band (nel frattempo Burgess ha pero' anche guidato Sun and the Moon, Sons of God, Invincible e Black Swan Lane). "Strange Times" e' riproposto nella sua interezza, con grande efficacia ed intensita', e con il medesimo ordine dei brani, che ne occupano le prime tre facciate ("Mad Jack", "Caution", "Tears", "Soul In Isolation", "Swamp Thing", "Time | The End Of Time", "Seriocity", "In Answer", "Childhood", "I'll Remember"), mentre la quarta facciata contiene i tre brani dell' ep realizzato dai Chameleons Vox nel 2017 "Where in the World" ("Denims & Curls", "Dali's Picture" e "Free For All", vechci brani dei Chameleons in nuove versioni in studio), con l' aggiunta del brano "Ever After", che in quell' ep era disponibile solo come download. I Chameleons sono stati uno dei gruppi piu' originali prodotti dalla perfida albione nella prima meta' degli '80, sebbene purtroppo scandalosamente ignorati dalla critica musicale di quel paese, e destinati anche per questo, nonostante l'incrollabile culto di cui sono stati fatti oggetto, ad un riconoscimento postumo importante ma mai pari agli effettivi meriti. La musica di questo gruppo, sospesa tra post punk e psichedelia, delicata e maestosa insieme, sognante ed oscura, con testi immaginifici e poetici, ha pochi eguali nell'ambito del post punk inglese. Reg Smithies, Dave Fielding, e Mark Burgess si conoscono dall'infanzia, vengono tutti da Middleton, sobborgo a nord di Manchester. Formano i Chameleons, cominciano a farsi conoscere in ambito locale, ma colpiscono presto l'attenzione del grande John Peel, leggendario DJ di Radio 1, che contribuisce alla diffusione del loro primo singolo, inciso per la Epic. Nel frattempo i Chameleons sono diventati quattro, con l'inserimento del batterista John Lever. Sono anni di grande fermento per la scena musicale britannica, i gruppi candidati a diventare "the next big thing" sono molti, e anche i quattro di Middleton possono giocare lo loro carte. Nel 1983 esce il primo album, "Script of the Bridge", un gioiello che e' salutato con favore da buona parte della critica specializzata. "They could be the next underground Cult, or the next U2", scrive Carole Linfield a chiusura della recensione pubblicata su Sounds. Il suono vigoroso dei Chameleons, con i crescendo delle chitarre e le pulsazioni decise del basso e della batteria, trova l'espressione compiuta nella voce profonda di Burgess, autore di tutti i testi. Si trovano molti rimandi ai suoni Sixties, e' forte l'influenza dark dei contemporanei Cure e Echo & the Bunnymen, e a tratti si riconosce la stessa intensita' degli irlandesi U2. Il disco e' un autentico gioiello, insieme elegante ed energico, melodico e intenso, qualche pezzo ha la potenzialita' per diventare un grande successo, ma per il grande pubblico i Chameleons restano poco conosciuti. Nel 1985 esce un secondo album, "What Does Anything Mean? Basically", che rimane all'altezza del precedente, e ugualmente porta consensi di critica e un successo solo parziale nel riscontro con un pubblico piu' vasto. Pero' la fama dei Chameleons si e' estesa a molti paesi europei, e l'interesse delle grandi case discografiche apre nuove prospettive per il loro futuro commerciale. Nel 1986 firmano per la potente Geffen, e poco dopo esce il terzo album, "Strange Times", destinato a una forte promozione sul mercato statunitense. Sono sulla rampa di lancio per il grande successo, sono in molti a credere che arriveranno al grande pubblico come sta accadendo ai Cure. E invece la fine del gruppo giunge improvvisa, a troncare anche i sogni dei discografici, all'indomani della morte del manager Tony Fletcher. Come se fosse venuto meno il collante, la ragione per essere un gruppo, i quattro Chameleons si separano bruscamente all'inizio del 1987. La storia finisce li', o almeno sembra. Per quasi tredici anni la storia comune dei quattro sembra davvero chiusa. Mark Burgess continua nel suo percorso dando vita in successione a The Sun and the Moon, Mark Burgess & the Sons of God, Invincible, Mark Burgess & Yves Altana. Pubblica dischi di costante insuccesso commerciale, continua l'attivita' dal vivo, e soprattutto scopre che l'affetto per i Chameleons non si e' spento, ma se possibile si e' rafforzato con gli anni. Le vendite dei tre album continuano a dare qualche frutto, i vecchi e i nuovi fans non smettono di chiedere a Burgess di suonare i classici del gruppo, e ancora piu' singolare e' il fatto che stelle come Liam Gallagher degli Oasis dichiarino pubblicamente il loro debito verso il gruppo di Middleton.
Cheap trick
cheap trick
Lp [edizione] seconda stampa stereo usa 1977 epic
[vinile] Excellent [copertina] Excellent punk new wave
[vinile] Excellent [copertina] Excellent punk new wave
copia ancora in gran parte incellophanata, la seconda stampa americana dell' album d'esordio, uscita poco dopo la prima tiratura, che aveva etichetta arancione, qui sostituita da quella blu, copertina cartonata senza codice a barre, catalogo PE 34400. Uscito nel gennaio del 1977 in America, un paio di mesi dopo in Inghilterra, non entrato nelle classifiche ne' americane ne' inglesi, l' album d' esordio, prima del secondo "In Color" sempre del 1977. Formati nell' Illinois da Rick Nielsen e Tom Peterson, gia' nell' ultima versione dei Nazz senza piu' Todd Rundgren in formazione e poi nei Fuse autori di un album nel '70, esordirono nel marzo del 1977 con questo esordio enormemente sottovalutato, all' epoca ignorato e rimasto ben lontano dalle classifiche di vendita ufficiali, e poi snobbato negli anni sia da quanti avrebbero seguito le successive produzioni della band, sia dal pubblico "underground", che ha sempre malvisto questo gruppo, ponendolo alla stessa stergua di tante bands di grana grossa senza arte ne' parte che hanno infestato il rock americano degli anni '80. "Cheap Trick" ed il suo ancora ottimo successore "In Color" sono invece due piccoli grandi dischi, tra i massimi esempi di "power pop" di sempre, a base di chitarre graffianti, un' attitudine tra glam, hard rock, punk e ritornelli deliziosamente 60's. Tra i brani, da ricordare la travolgente "Hot Love", la memorabile "He's a Whore", il 60's pop sopraffino di "Mandocello" o la cangiante "The Ballad Of T.V. Violence...". Un disco da riscoprire, imperdibile per qualcuno, deliziosamente superfluo per altri.
Cheater slicks
Ill-fated cusses
Lp [edizione] nuovo stereo usa 2023 in the red
indie 90
indie 90
Label nera con scritte bianche e logo In The Red bianco in alto, catalogo ITR-372. Pubblicato nel febbraio del 2023 dalla In The Red, il nuovo album in studio della longeva formazione bostoniana, successivo a "Reality is a grape" (2012) ed alla collaborazione con Bill Gage "Piano tunnels" (2021). Il trio ritorna dopo lunghi anni con un set di nove nuovi brani originali ed una cover di Charlie Feathers (la sinistra ballata "Cold dark night"), mostrando che il suo approccio abrasivo e dirompente non si è diluito col tempo: suonano ancora un violento, urticante, abrasivo garage proto-punk, con il suo sound chitarristico cattivo, quasi stoogesiano, in cui il blues viene dilaniato dalla furia punk e dalla barbarie garagistica. Denominati "i re del mono" e guidati dai fratelli Tom e David Shannon, i Cheater Slicks si formarono nel 1987 a Boston, Massachussetts, e furono tra i primi continuatori di un glorioso filone che trova le sue radici nella musica di certi Stooges e poi dei primi Cramps (a cui li accomuna l' assenza del basso, a parte le registrazioni con Alpo), in cui il blues degli anni '40 viene riletto sotto la lente deformante della alienazione (sub)urbana, generando un devastato risultato in cui e' pure udibile l'influenza del punk dei '60 e dei '70, in una chiave rumorosa e grezzamente "low fi". Stordente!
Chemical brothers
come with us
Lp2 [edizione] nuovo stereo eu 2002 virgin
indie 90
indie 90
ristampa pressochè identica all'originale, doppio lp, copertina apribile, inner sleeves. il quarto album del pionieristico duo inglese dei '90 di musica elettronica, composto da Tom Rowlands ed Ed Simons, le cui molteplici influenze (Public Enemy, Cabaret Voltaire, My Bloody Valentine) dimostrano la capacita' del duo di fondere vari elementi in una formula nuova, ribattezzata "big beat", apprezzata anche al di fuori dell'ambito propriamente dance, un suono che ha le radici nell'acid house, ma contraddistinto da una netta predilezione per le atmosfere psychedeliche e i rimandi alla musica rock. considerato uno dei loro migliori lavori in studio per l'energia cinetica e l'atmosfera rilassante che pervade il trascinante flusso ritmico-musicale tipico anche dei loro DJ sets. tra gli ospiti, alla voce, Beth Orton e Richard Ashcroft. etichette custom, copertina ruvida.
Chemical brothers
Further
lp2 [edizione] nuovo stereo eu 2010 parlophone
indie 90
indie 90
Copertina apribile. doppio 12" pubblicato dalla parlophone nel giugno 2010, dopo "We are the night", (07) il settimo album del duo inglese. lavoro composto da otto brani che presentano quelle sonorita' che li hanno resi famosi: elettronica, chitarre, batterie rock unite ai classici beats con un approccio frav sperimentazione, dance e psichedelia. La formula che in "Dig your own hole", "Surrender" e "Come with us" ha creato il mito dei fratelli chimici. L'album si apre con la lunga l'intro "Snow" che poi si fonde con "Escape velocity", tipica cavalcata psichedelica di 12 minuti; "Another world" e' un pezzo alla Duft punk , mentre "Dissolve" si muove fra rock ed elettronica. Presenti echi di kraut in "K+K+B" e wave in "Wonders of deep world". Chemical Brothers si formano nel 1989 a Londra, conosciuti anche come Dust Brothers, divengono una delle maggiori dj bands elettroniche del regno unito, mischiando una miriadi di stili (techno, hip hop, freak beat, psychedelia) e lavorando con Charlatans, Saint Etienne, Primal Scream. Nel 1996 vengono riconosciuti come la band piu hype nel circuito alternative dance dalla critica inglese. Le molteplici influenze che emergono nella musica dei Chemical Brothers (Public Enemy, Cabaret Voltaire, My Bloody Valentine) testimoniano la capacita' del duo di fondere vari elementi in una formula nuova, ribattezzata "big beat", apprezzata anche al di fuori dell'ambito propriamente dance, un suono che ha le radici nell'acid house, ma contraddistinto da una netta predilezione per le atmosfere psychedeliche e i rimandi alla musica rock.
Chemical brothers
No geography
Lp2 [edizione] nuovo stereo eu 2019 virgin
indie 90
indie 90
doppio vinile 180 grammi, copertina ruvida, inner sleeves, inserto. "No Geography" (2019), a quattro anni di distanza dall’ultimo “Born in the Echoes” (2015), è l'ultimo lavoro discografico - in ordine cronologico - degli inglesi The Chemical Brothers : il gruppo londinese ritorna alla strumentazione delle origini, producendo un album "anni novanta" nel senso più bello del termine, beat, campionamenti, sample, drum machine.
I Chemical Brothers si formano nel 1989 a Londra, conosciuti anche come Dust Brothers, divengono una delle maggiori dj bands elettroniche del regno unito, mischiando una miriadi di stili (techno, hip hop, freak beat, psychedelia) e lavorando con Charlatans, Saint Etienne, Primal Scream. Nel 1996 vengono riconosciuti come la band piu hype nel circuito alternative dance dalla critica inglese. Le molteplici influenze che emergono nella musica dei Chemical Brothers (Public Enemy, Cabaret Voltaire, My Bloody Valentine) testimoniano la capacità del duo di fondere vari elementi in una formula nuova, ribattezzata "big beat", apprezzata anche al di fuori dell'ambito propriamente dance, un suono che ha le radici nell'acid house, ma contraddistinto da una netta predilezione per le atmosfere psichedeliche e i rimandi alla musica rock.
Cherry don
Where is brooklyn?
Lp [edizione] nuovo stereo eu 1966 klimt
jazz
jazz
Ristampa con copertina senza barcode, pressoche' identica alla prima tiratura. Originariamente pubblicato nel 1969 dalla Blue Note, inciso al Rudy Van Gelder Studio di Englewood Cliffs, New Jersey, l'11 novembre del 1966, da Don Cherry (cornetta), Pharoah Sanders (sax tenore, piccolo), Henry Grimes (contrabbasso) ed Edward Blackwell (batteria). L'ultimo album di Cherry per la Blue Note e' un lavoro di radicale esplorazione free jazz, certo non comune nel catalogo della celebre etichetta newyorchese. Accompagnato dall'esplosivo e passionale sassofono di Sanders, Cherry da' luogo con il suo gruppo ad un lavoro basato sull'interazione fra gli strumentisti e l'energia improvvisatrice, in equilibrio sul filo sospeso fra post bop e free. Questa la scaletta: ''Awake nu'', ''Taste maker'', ''The thing'', ''There is the bomb'', ''Unite''. Il trombettista Don Cherry (1936-1995), figura di grande importanza nel jazz d'avanguardia e free, aveva anche suonato con musicisti del calibro di Ornette Coleman, John Coltrane, Steve Lacy, Sonny Rollins, Albert Ayler ed Archie Shepp, e partecipato quindi alla creazione della "new thing"; partendo da una base bebop, egli intraprendera' un percorso stilistico che lo portera' a realizzare un jazz difficilmente classificabile, influenzato anche dalla musica orientale e da quella africana.
Clapton eric
Homeboy ost
Lp [edizione] originale stereo usa 1989 virgin movie music
[vinile] Excellent [copertina] Very good rock 60-70
[vinile] Excellent [copertina] Very good rock 60-70
Copia ancora incellophanata, e con adesivo di presentazione sul cellophane, l' originale stampa americana, copertina (con cut promozionale in alto a sinistra) con barcode, label argento con scritte e logo neri, catalogo 91241-1. Pubblicata nel 1989 dalla Virgin, la colonna sonora del film ''Homeboy'' (1988), diretto da Michael Seresin ed interpretato da Mickey Rourke e da Christopher Walken. La colonna sonora dell'album fu composta da Eric Clapton (chitarra), che la suono' insieme a Michael Kamen (tastiere), Steve Ferrone (batteria) e Nathan East (basso), con uno stile rock blues ora rarefatto e contemplativo, ora un po' piu' sanguigno; ai brani di Clapton sono intercalati alcuni vecchi pezzi soul (Magic Sam, Peggy Scott/Jo Jo Benson) e blues (J.B. Hutto & the New Hawks). Questa la scaletta: ''Travelling East'', ''Johnny'', ''Call me if you need me'' (Magic Sam), ''Bridge'', ''Pretty baby'' (J.B. Hutto), ''Dixie'', ''Ruby's loft'', ''I want to love you baby'' (Peggy Scott/Jo Jo Benson), ''Bike ride'', ''Ruby'', ''Living in the real world'' (The Brakes), ''Final fight'', ''Dixie'', ''Homeboy''.
Climax blues band
Plays on (+ My uncle charlie)
Lp [edizione] ristampa stereo ita 1969 akarma
[vinile] Excellent [copertina] Excellent rock 60-70
[vinile] Excellent [copertina] Excellent rock 60-70
ristampa del 2001, in vinile 180 grammi, la prima delle ristampa realizzate dalla Akarma di questo disco, copertina cartonata lucida all' esterno ed apribile, senza codice a barre, catalogo AK143; contiene la traccia aggiunta "Like Uncle Charlie", facciata A del primo singolo del gruppo. Uscito nel 1969 su Parlophone in Gran Bretagna e pubblicato anche negli USA dalla Sire, il secondo album, il primo uscito dopo il cambiamento di nome da ''Climax Chicago Blues Band'', uscito dopo "Climax Chicago blues band" e prima di "A Lot of Bottle", non entrato nelle classifiche inglesi. Inciso dopo piccoli ritocchi rispetto alla line up precedente, con Arthur Wood alle tastiere, e' un lavoro in gran parte strumentale, diviso tra il piu' sanguigno blues, tipico della band, ed una manciata di episodi vagamente contaminati dalla nascente corrente progressive, come la lunga iniziale "Flight", ma alla base dell'album c'e' quasi sempre un solido groove rock blues. Questo gruppo inglese si formo' nei tardi anni '60 nell'area di Stafford, inizialmente sotto la forte influenza del blues elettrico di Chicago, come indicava anche la loro originaria denominazione (Climax Chicago Blues Band), che in alcune occasioni si lascio' contaminare dal prog nel secondo lp, per poi tornare ad un duro e rovente blues rock; rimasero in attivita' anche negli anni '80, e riapparirono anche nel 1994, con l'album ''Blues from the attic''.
Cocteau twins
Heaven or las vegas
Lp [edizione] nuovo stereo uk 1990 4ad
punk new wave
punk new wave
Ristampa rimasterizzata, in vinile 180 grammi per audiofili, copertina pressoche' identica a quella della molto rara prima tiratura, corredata di inner sleeve, coupon per download digitale. Pubblicato nel settembre del 1990 dalla 4AD in Gran Bretagna, dove giunse al settimo posto in classifica, e dalla Capitol negli USA, dove arrivo' alla 99esima posizione, il sesto album, uscito tra il capolavoro "Blue bell knoll" (1988) e "Four Calendar Cafe" (1993). Questo apprezzato lp del celebrato gruppo scozzese fu quello di maggior successo in patria, in un certo senso una consacrazione presso un piu' vasto pubblico, che l'anno successivo porto' alla cantante Elizabeth Fraser il premio come migliore voce femminile ai Brit Awards. ''Heaven or Las Vegas'' e' un disco che mostra ancora un suono avvolgente e sognante, caratterizzato qui da un'atmosfera serena e contemplativa, e da un approccio che sa essere accattivante senza snaturare la personalissima musica del gruppo. I Cocteau Twins si formano nella fine del 1981 a Grangemouth, Scozia. La prima formazione era composta da tre elementi Elizabeth Fraser, Robin Guthrie e Will Heggie. I tre si recarono a Londra e consegnarono al dj John Peel un demo tape che conseguentemente guadagno' loro una live-session nel famoso programma di Radio One. Ivo Watt-Russell contatto' immediatamente il gruppo per averli nella propria scuderia 4AD. Il loro primo album riconobbe immediati consensi dalla critica e dal pubblico e valse al gruppo numerose proposte da parte delle major per sottoscrivere un nuovo esclusivo contratto. I Cocteau Twins rifiutarono le varie offerte e continuarono la loro collaborazione con l'etichetta di Ivo che gli permise di sviluppare e maturare il proprio sound, composto dal continuo intreccio delle melodie delle chitarre costruite su una base ritmica monocromatica con l'utilizzo di campionamenti. Su tutto prevale la voce di Elizabeth che nel corso degli anni subira' una continua crescita e maturazione artistica tanto che nel 1991 fu nominata come miglior voce femminile nell'assegnazione dei premi Brit Awards. Nel 1983 Heggie abbandonera' i compagni per tornare in Scozia e formare i Low Life e verra' sostituito da Simon Raymonde (ex-Drowning Craze) che riuscira' ad integrarsi perfettamente con le trame di Elizabeth e Robin diventando la terza colonna portante del gruppo. Nati dall'impeto post-punk dark wave, i Cocteau Twins riusciranno a sopravvivere alla inesorabile decadenza di quella scena, grazie ad una forte personalita' ed originalita' artistica che ha reso il progetto tra i piu' importanti ed affascinanti nati dalla prima wave anglosassone capace di melodie memorabili, eteree, impalpabili che ci accompagnano in un fantastico mondo di sogni o altresi' capaci, ai loro esordi, di trascinarci in cadute senza fine.
Codeine
the white birch (clear vinyl)
lp [edizione] originale stereo ger 1992 sub pop
[vinile] excellent [copertina] Very good indie 90
[vinile] excellent [copertina] Very good indie 90
Prima molto rara stampa europea nella ricercata versione in VINILE TRASPARENTE, copertina (co lievi segi di ivecchiameto) ruvida in cartoncino fine completa di inserto semitrasparente con foto in bianco e nero e crediti, etichetta grigia con tronco di albero bianco e nero, con scritte nere, catalogo SP 118/299. Pubblicato dalla Sub Pop negli States ed in Europa nel marzo del '94, dopo "Frigid star", il secondo ed ultimo album della band inventrice dello slo-core. Con Doug Scharin al posto di Brokaw, confluito nei Come, questo Lp rafforza tutte le peculiarita' che hanno contraddistinto la loro musica: la lunghezza dei brani (si apre con i 7 minuti di "Sea"), il minimalismo, l'essenzialità degli accordi e la rarefazione dell'atmosfere; la band dimostra tutta la propria compattezza nelle variazioni d'intensita' con una voce, scarna anch'essa, che evoca Neil Young. Uno dei gruppi piu' importanti e seminali di tutto il decennio, si formano nel 1989 a Chicago, ma si stabiliscono a New York, grazie a John Engle (chitarra) e Stephen Immerwahr (basso e voce); con l'aggiunta di Chris Brokaw alla batteria registrano su un 8 tracce l'album "Frigid stars", catatonico e denso di bellissime canzoni. Il gruppo realizza il mini "Barely real", e dopo l'album "The white birch" si scioglie nel 1994; e' un gruppo, comunque, da considerare ispiratore di un modo di fare musica che partorira' gruppi quali Low, Rex, Red house painters, Sophia, Smog, Songs:Ohia etc etc...
Collins judy
In my life
Lp [edizione] originale stereo usa 1966 elektra
[vinile] Excellent [copertina] Excellent rock 60-70
[vinile] Excellent [copertina] Excellent rock 60-70
prima rara stampa americana, in stereo, copertina cartonata, etichetta oro con una grande "E" bianca in alto, con "Recording first published November 1966" in basso, "10-66" sul trail off, catalogo EKS7320. Pubblicato dalla Elektra in Usa nel novembre del 1966, qualche mese dopo in Uk, giunto al 46esimo posto in classifica negli USA, il sesto album (quinto in studio), successivo a ''Judy collins' fifth album'' (1965) e precedente ''Wildflowers'' (1967). In questo album la cantante americana mette in atto la ricerca di un repertorio meno scontato e meno strettamente legato al folk tradizionale o ad inni riconosciuti del movimento folk di protesta, ed al tempo stesso adotta arrangiamenti piu' raffinati e ricchi, complice la produzione di Mark Abramson e la collaborazione del conduttore ed arrangiatore Joshua Rifkin. Si inizia cosi' con una bucolica e delicatissima ''Tom thumb's blues'' di Dylan, suonata con flauto ed arpa ad accompagnare il canto delizioso di Judy, ma subito dopo si passa ad una eccentrica interpretazione di ''Hard lovin' loser'' di Richard Farina suonata con una sorta di clavicembalo rock'n'roll e cantata con molto brio. Un Leonard Cohen all'epoca ancora misconosciuto come cantautore ricevette con questo lp una significativa esposizione al pubblico grazie alle versioni di ''Suzanne'' (incantevole, seconda versione in assoluto registrata di questo brano, poco dopo quella degli Stormy Clovers e ben prima di quella dello stesso Cohen) e ''Dress reharsal rag'' (che Cohen pubblichera' solo nel 1971!) cantate dalla Collins, che si cimenta anche con pezzi d'altri tempi come ''Pirate jenny'' (da ''L'opera da tre soldi'' di Brecht e Weill) ed un medley dal musical ''Marat/Sade'', ''La colombe'' del francese Jacques Brel e brani di popstars britanniche come Donovan (''Sunny goodge street'') e Beatles (''In my life'', che da' il titolo all'album). Giustamente considerato uno dei suoi migliori album, ''In my life'' dimostro' che la Collins non era solo una delle tante voci femminili del movimento folk, ma che era capace di esprimersi in modo eccellente con un piu' ampio raggio di stili. Nata nel 1939 a Seattle, Judy Collins e' stata insieme a Joan Baez la piu' famosa ed importante cantante folk femminile emersa dalla nuova generazione degli anni '50 e '60; cosi' come Baez, anch'essa prese spunto inizialmente dal repertorio folk tradizionale, per poi interpetare brani di cantautori a lei contemporanei e scrivere canzoni di proprio pugno, ma Collins aggiunse al suo stile elementi della sua formazione musicale classica, avendo studiato da adolescente il pianoforte con la stimata conduttrice d'orchestra e pianista Antonia Brico, che riconobbe notevole potenziale nella giovane allieva. Appasionatasi alla musica folk ed alla chitarra, Judy abbandono' i suoi studi classici e poco dopo avvio', a fine anni '50, la sua carriera, suonando nei locali di Denver. Stabilitasi sulla costa orientale del paese, ad inizio anni '60 si inseri' nella scena folk newyorchese allora in fermento, e nel 1961 pubblico' il suo primo acerbo album ''A maid of constant sorrow'', primo capitolo di una vastissima discografia che ebbe il suo apice fra i tardi anni '60 ed i primi '70.
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